Provino per Summer Roberts

Non c'è niente di più rilassante di un caffè. Quel tipico caffè 'bevi e pensa'. Lo sorseggiai lentamente, così buono e caldo, poi appoggiai la tazzina e osservai il poco liquido che era rimasto.Il vapore saliva, lentamente, riscaldandomi il viso. Quel caffè aveva un brutto colore, era di un nero strano. Mai nessuno, vedendolo , avrebbe pensato di assaggiarlo. Ma io l'avevo fatto. Non ci avevo fatto nemmeno caso, avevo pensato solo che tutto ciò che in quel momento mi ci voleva era un buon caffè, niente di più, niente di meno. E tutto ciò che voglio, lo ottengo. Che si tratti di un caffè, o che si tratti di una casa. Sorseggiai ancora un pò quel buon caffè. Strano, davvero strano. pensai. Come poteva una cosa che appariva come fango di palude essere così buono ? Poi però, mi pentii del mio pensiero. Possibile che fossi superficiale? Proprio io, in quel momento ? Tutto stava andando male. Dalla famiglia alla vita. Dall'amicizia all'amore. Alla fine, a nessuno piacevo per quel che ero. I miei mi amavano per ciò che pensavano che io fossi, per come loro volevano vederli , i ragazzi mi stavano attorno solo per diventare più popolari o magari, solo perchè ero bella e popolare, e le ochette che si fingevano di essere mie amiche solo per andare a fare shopping con la ragazza più snob della Harbor o trovare il fidanzatino a malapena sapevano il mio nome. Ecco dove vivevo. In un mondo di superficialità, in cui tutti mi guardavano per quello che non ero. Ero come quel caffè, al contrario. Quel caffè appariva come il caffè più schifoso che qualcuno possa mai bere, ma invece era ottimo. E chi lo conosceva, lo sapeva. Evidentemente, sto facendo un paragone molto azzardato, ma era così. Forse era meglio essere brutti, essere sicuri che quei pochi amici che avevi, ti volevano davvero bene, piuttosto che essere belli, con un fisico mozzafiato, popolari e senza veri amici. Era strano come proprio a me, potesse interessare. Insomma, sì, ero Summer Roberts, la ragazza tutta feste,shopping e abbronzatura. La tipica ragazza attraente. Se risultavo superficiale e snob, beh, quello era semplicemente una corazza, una copertura. Mi adeguavo a quel falso mondo fatto di finti ammiratori, finti amici e finte persone che ti dicevano di volerti un mondo di bene. Forse sbagliavo, ma avanti, anche io avevo un cuore, una personalità, non ero la ragazza tutta apparenza e niente sostanza che tutti credevano che fossi. Ero la bellissima Summer Roberts, questo nessuno lo toglie e mai nessuno potrà farlo, ma ero anche la sensibile Summer Roberts. Il problema, ora, è che non potevo cambiare. Tutti erano così abituati a me, che anch'io mi ero abituata alla falsa me. Rispondevo esattamente come loro, mi ero adeguata a loro, e questo non era da Summer Roberts. Ma tanto, tutti credevano che non fosse così, quindi poco importava.Mi girai. C'era una figura alta, magra e dai capelli neri dietro di me. Cohen! pensai. Non so dirvi se quello fosse un'espressione di disgusto o sorpresa, ma avevo altro a cui pensare, perciò speravo non mi avesse visto. E invece mi sbagliavo. Non ci mise molto a raggiungere il bancone del bar e ad ordinare un caffèlatte. Poi si girò verso di me, e disse qualcosa che fece capire che era sorpreso di vedermi. Beh, forse era una messa in scena, forse no, non m'interessava particolarmente. Però dovevo ammettere, aveva un bel sorriso, rassicurante. In fondo, Cohen , non era male. Non lo definivo sfigato. O meglio sì, nel mio mondo fatto di ipocrisia, ma nella mia mente pensavo fosse semplicemente un affascinante nerd. Oh, ma non potevo fare questi pensieri, avrei rovinato per sempre la mia reputazione. Cohen dissi disgustata. Lo stavo facendo di nuovo. Ero di nuovo la falsa e preziosa Summer Roberts. Beh pensai. Sono pur sempre irresistibile. Poi, mi chiese se mi ricordavo di lui. Beh, non ho l'Alzheimer e per quanto mi riguarda, è difficile dimenticare uno sfigato come te. dissi sorridendo.Avrei scommesso l'abbonamento all'estetista che avrebbe trovato una delle sue solite battute come Oh, almeno mi ricordi, è un buon inizio, no?, ma sapevo allo stesso tempo che non si sarebbe illuso. Questo era un pregio. E' dalle elementari che non si illudeva. Lui mica sapeva se gli piacevo o meno, ma davo a dimostrare che non mi interessasse. In un certo senso, chi disprezza compra, almeno in quel caso. In realtà, non ci avevo mai pensato. O meglio sì, ma avrei preferito non farlo. Semplicemente, chiusa in quel mondo di superficialità, tra trucco e abbronzatura, non gli avevo dato tempo per capire se mi interessasse o meno. Eravamo troppo diversi, due mondi a parte. Ed è vero che gli opposti si attraggono, ma lui nel mio mondo non c'entrava niente, non avevo tempo da sprecare per un mondo così diverso dal mio, bellissimo mondo. A volte lo invidiavo. Forse tutti lo consideravano sfigato, ma in realtà, con la sua simpatia e con la sua sincerità, era il più 'in', colui che viveva bene con se stesso, nel modo più vero che potesse esistere. A volte mi chiedevo solo come potevo piacergli io. E a volte, anche come lui non mi lasciasse indifferente. E poi, c'era sempre il fatto della mia reputazione. Oh, no, maledetto caffè, che pensieri mi faceva fare. Cohen ? Scherziamo, vero? Sorseggiai un ultimo sorso. Si dice che quando si è imbarazzati e si è davanti a un bicchiere o ad una tazzina, si impugna quello - o quella , quasi tremando, per poi poggiare velocemente le labbra sul bordo del bicchiere - o della tazzina - per poi bere il contenuto velocemente. Il caffè era quasi finito, ma andava bene lo stesso. Non so spiegarvi bene il perchè fossi imbarazzata. Ero più confusa di voi - o, permettetemi di dirlo, di Cohen quando mi guardava. In realtà , se c'era una cosa che ci accomunava, nei nostri mondi così differenti, era proprio quello, la nostra confusione. Ma del resto, chi non vive nella confusione, non è umano, non credete?

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